“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.”
Antoine Laurent Lavoisier
RI-CONOSCERE L’ENERGIA
Prima di addentrarci in materia di circolazione energetica corporea, è doveroso fare una premessa che permetta di creare le basi di una conoscenza anche per chi, per la prima volta, si approccia a questi argomenti. Sarà utile in egual misura a chi, invece, conosce già il sistema energetico; è possibile, infatti, intendere il primo capitolo come semplice ripasso e ricontestualizzazione del sapere condiviso.
Tutto il mondo che conosciamo, tutte le situazioni concrete, le manifestazioni di fenomeni – anche quotidiani – le emozioni e relazioni, sono tutto frutto di flussi di energia che si trasformano continuamente sotto i nostri occhi. Un tempo sarebbe stato impensabile asserire con tanta serenità questo concetto ma oggi sono sempre di più le discipline che si stanno focalizzando verso la medesima direzione, pur partendo da presupposti e metodi differenti. Fra tutte spetta un posto d’onore alla fisica, che nella sua evoluzione quantica offre sempre più spesso spiegazioni inerenti a queste trasformazioni di energia. La medicina stessa assiste quotidianamente a trasformazioni energetiche all’interno del corpo umano: un cibo ingerito che si trasforma in nutrimento, una sinapsi cerebrale, uno sforzo muscolare. Tutto è energia che si trasforma. Un lindo esempio di questa potenza dell’energia è rappresentato dallo studio del professor McConnell, che già negli anni sessanta diede il suo contribuito con un esperimento in laboratorio su delle Planarie (una tipologia specifica di verme). Li divise in due scatole: una era semplicemente illuminata, mentre l’altra, con l’illuminazione, riceveva una scossa elettrica. Le Planarie della seconda scatola, ovviamente, ricevendo l’impulso elettrico si contorcevano. Gli stessi vermi, a seguito di diversi impulsi, associarono all’illuminazione della scatola il dolore dello stimolo elettrico anche quando questo non era erogato: avevano quindi introdotto nel loro essere questo imprinting. I resti delle Planarie della prima scatola furono mescolati alla sostanza di nutrimento delle Planarie della seconda scatola, che non avevano mai ricevuto l’elettricità come condizionamento associato all’illuminazione. Qualche tempo dopo anche le Planarie della seconda scatola cominciarono a contorcersi alla sola stimolazione della luce, senza che vi fosse un reale impulso elettrico a sollecitarne il movimento. Tutto, dunque, si trasforma ma nulla si distrugge. Quantomeno mai completamente.
Volendo estendere ancora di più il raggio del contesto: anche un solo pensiero che diventa azione è già energia che si trasforma. Poste queste premesse, è dunque innegabile che tutto ciò che possiamo osservare – ma anche tutto ciò che non possiamo ancora vedere – è il risultato di un passaggio di energia, della sua trasformazione.
L’energia in senso olistico è un concetto molto vasto ed è semplice cadere in fraintendimenti, soprattutto vista la varietà di discipline che se ne occupano. Diviene perciò indispensabile capire bene ciò che stiamo trattando e comprendere, quindi, che ogni situazione è il risultato dell’intreccio di energie che a loro volta ne generano altre e si trasformano. Tale consapevolezza è oltremodo indispensabile nella relazione dell’operatore del benessere olistico.
Quando in questo libro compare il termine energia, possiamo dire semplicemente che parliamo di una forza la quale, variando la sua intensità, si manifesta sul piano fisico, emozionale, mentale e spirituale.
A questo punto è necessario riprendere la filosofia orientale per introdurre e approfondire il concetto di energia, visto come la danza tra Yin e Yang che nel loro alternarsi forma un intero, e di volta in volta lo cambiano interagendo nello stesso.
L’immagine più popolare dei due elementi agenti in un Unico ci riporta al Tao, dove la bicromia coesiste in una dimensione spaziale equa, ma evidenzia anche che nelle due metà esiste una certa proporzione dell’altra parte, perché un vero equilibrio non concepisce mai un assoluto categorico.
Fig.1 Raffigurazione Yin e Yang
Yin e Yang, femminile e maschile, notte e giorno, ombra e luce, terra e cielo: tutto il mondo duale, così come lo conosciamo, contempla che questi principi, alterni e complementari, non siano mai realmente in opposizione ma che, nella loro alternanza, siano piuttosto l’origine dell’armonia. Essi, infatti, rappresentano due polarità ma un’unica dualità, un solo binomio, che ha nel suo ritmo la costituzione universale. L’unità e il suo equilibrio non sono mai statici, anzi sono costruiti sulla continua transizione regolare tra una forza e l’altra, in continua comunione e comunicazione. E’ impensabile credere che possa esistere l’uno senza l’altro, questa è la massima sintesi della figura del Tao. Va da sé che questa costante generazione comporta intrinsecamente dei cambiamenti o, riprendendo la citazione di Lavoisier, delle trasformazioni. Per cultura e pigrizia siamo abituati a vedere solo le più evidenti o grossolane, perciò concepiamo come trasformazione una nascita e una morte, ma anche questi eventi sono in verità la somma di un continuo dialogo tra Yin e Yang, che nel tempo ha portato alle trasformazioni opportune.
In quest’ottica possiamo valutare tantissimi esempi della vita in cui le due energie si alternano; ne riportiamo alcuni di seguito nella tabella, al solo fine di rendere chiara la presenza attiva dell’energia.
Fig.2 Tabella esempi Yin e Yang
Possiamo inoltre sintetizzare ulteriormente il concetto come segue: l’energia femminile è la parte nascosta, invece quella maschile è la parte manifesta. Già Jung aveva postulato nei suoi studi l’esistenza di due forze opposte all’interno della struttura psichica dell’individuo. Riteneva, infatti, che la persona fosse costituita da un lato maschile – che Jung definiva “Animus” – e da un lato femminile – che chiamava “Anima”. Il conflitto tra le due parti, secondo Jung, genera malessere, perciò egli suggeriva la “riconciliazione degli opposti”, che coincide con l’unificazione dell’essere umano, in altre parole l’equilibrio.
Così, nel dialogo tra le parti e nella loro alternata influenza, un corpo cresce, matura, invecchia. Ma un corpo, a sua volta, è la manifestazione più ampia di una serie di sistemi che lo compongono, quali gli organi, i tessuti, la circolazione, e ogni cellula di esso che vive e trasforma energia e che ne è a sua volta influenzata. In quest’ottica diviene più semplice comprendere il concetto di flusso e di fluidità, come un eterno Panta Rei sempre medesimo eppure mai uguale. Così l’uomo e il cosmo non subiscono più il dualismo, la scissione ma si tramutano: l’uomo è il cosmo, una visione micro e macro del medesimo elemento.
Un immenso frattale, dove Tutto e Uno coincidono insomma. Madre natura ne offre svariati esempi: il più noto e immediato è quello del fiocco di neve, che trova la sua armonia nella struttura che si ripete copiosamente su se stessa, come ci evidenzia l’immagine.
Fig.3 immagine frattale di un fiocco di neve
Compreso ciò, è immediato il confronto con la visione moderna occidentale che, al contrario del fiocco di neve, tende a frammentare ogni cosa, a iper-specializzare lo studio della stessa alimentando il senso di divisione, ostacolando il ritorno verso l’Uno (Universo). La moderna visione occidentale, infatti, tende ad attribuire grande importanza alla misurazione degli eventi piuttosto che al loro significato profondo. Comprenderlo invece significa favorire e integrare la guarigione e l’evoluzione, favorire il benessere dell’essere umano. Ignorarlo, invece, nutre l’illusione nella ricerca di palliativi, la quale a sua volta favorisce una frammentazione specialistica delle competenze, dei professionisti e delle cure, secondo il tipo di disturbo o sofferenza denunciata dalla persona, che subisce inevitabilmente una frammentazione dell’individualità, e un sempre maggiore distanziamento dalla consapevolezza di appartenere a un organismo più grande, il cosmo, di cui è specchio e parte integrante.
Ponendo attenzione al corpo molti pensano sia essenziale rinforzare le parti individuali dello stesso per migliorare l’insieme. In verità, non possiamo mai isolare completamente una sola parte: questa, infatti, non esiste e non funziona se non in relazione all’insieme del corpo. Al tempo stesso, la riunione di tutte le parti non produce un “tutto”. Se ad esempio vogliamo manipolare lo scheletro o un’altra struttura fisica dobbiamo ricordare che è impossibile farlo senza l’interessamento dei muscoli o di organi particolari. Quando concentriamo il nostro interesse su una parte, l’insieme passa in secondo piano ma, in realtà, continua ad esistere.
Fig.4 esempio“corpus totum”
Ciò spiega come la globalità diventa invisibile alla mente, che è interessata solo a una parte specifica, superficiale, manifesta – come per esempio quella dolente – e che crea la convinzione che lì dov’è presente il dolore vi sia il problema e la soluzione allo stesso. Il problema, invece, esiste nell’integrità corporea e il sintomo è un amico prezioso, che ci indica una strada, non è un nemico da sconfiggere, ma una manifestazione corporea da ascoltare.
A questo punto si rende necessaria una successiva specifica parlando di energia dell’individuo e di corporeità. Dobbiamo principalmente eliminare dal nostro modo di pensare la convinzione che sia possibile dividere corpo e mente. È pertanto necessario liberarci definitivamente da una visione dualistica dell’essere umano per abbracciarlo semplicemente come individuo nella sua complessa globalità. Allo stesso tempo, per meglio comprendere quest’approccio, dobbiamo abbandonare l’atteggiamento fatalista (il fato non esiste), per integrare consapevolmente e profondamente il continuum di causa-effetto che genera la realtà: ogni situazione che viviamo è l’esatto risultato di un insieme di cause e nulla è casuale, neppure un sintomo. Premesso ciò e postulando l’universo come un flusso costante vibratorio ed energetico, allora l’uomo diviene il trait d’union di Yin e Yang universali, in altre parole tra l’energia della terra e l’energia del cielo. Queste confluendo nell’essere umano generano quella che nella filosofia orientale e nella medicina cinese è definita Energia Essenziale, che fondendosi con l’Energia Ancestrale determina l’Energia Vitale, che è unica e individuale e che permette la vita dell’individuo scorrendo lungo i meridiani del corpo.
Fig.5 Individuo dove le energie scorrono e si trasformano.
È invece chiamata Energia Primordiale quella che si determina al momento del concepimento, al quale si fonde l’Energia Ereditaria.
Fig.6 Energia primordial
Fig.7 Energia ancestrale
Il sintomo appare come una manifestazione fisica che apparentemente sembra scollegata da altri fattori quali la storia stessa della persona, tuttavia non è così. Esso rappresenta la parte manifesta di elementi ancora non visti, non riconosciuti. È importante in questa fase ricordare come funziona la proporzione tra inconscio e conscio nell’essere umano e il famoso esempio dell’iceberg è particolarmente esplicativo, come si può apprezzare in figura.
Fig.8 Raffigurazione della proporzione tra conscio e inconscio
Rievocando l’alternanza delle fasi energetiche potremmo qui sintetizzare l’inconscio come Yin e il conscio come Yang. Le tensioni che si possono generare tra le due parti attivano un’interruzione dell’energia vitale dell’essere umano a un punto tale da creare un conflitto, il quale a sua volta si traduce in sintomo o disturbo fisico. Detto in altre parole, le energie sottili determinate da emozioni, traumi, esperienze importanti, si sommano nel corpo creando una sorta di stratificazione che le traduce in una forma materiale. Il corpo che è intelligente con questo processo tenta semplicemente di indicare la corretta via per la risoluzione del problema. Dice bene Michel Odoul: “Curare significa trattare la manifestazione, il sintomo; il nostro corpo lo sa e lo fa in continuazione”. “Guarire significa modificare i parametri fondamentali che hanno condotto alla malattia, affinché quest’ultima non abbia più motivo di esistere; questo lo può fare solo la nostra anima”.
Approdando al concetto di anima, nuovamente non è possibile escludere dei presupposti della filosofia orientale che vede la vita di un essere umano come un percorso di realizzazione del sé. L’uomo tra cielo e terra si nutre, evolve e trasforma energia; ma nella visione orientale ciò appartiene a un processo più ampio, l’eterno divenire dell’universo, in cui la vita e la morte sono due facce complementari della medesima medaglia. Infatti, tale filosofia contempla due piani che caratterizzano l’uomo: l’uno prenatale e l’altro post-Natale. Secondo questa teoria l’anima che s’incarna non giunge nella dimensione terrena completamente scevra da dati e informazioni, anzi reca in sé informazioni e anche scelte che lo spirito ha deciso nella dimensione prenatale: una forma di missione che vede il nascituro come colui che giunge alla vita per imparare quanto è opportuno per la sua evoluzione. Nella visione karmica la discrepanza tra la scelta iniziale e quanto poi si rende concreto nella vita costituisce un conflitto interiore capace anch’esso di sviluppare un trauma o una malattia, poiché la mancata adesione al principale progetto è causa d’infelicità. L’inconsapevolezza protratta nel tempo implica nuovi conflitti e tensioni interiori che non tarderanno a manifestarsi nel corpo, ma parleremo più approfonditamente delle funzionalità di quest’ultimo in seguito. Qui è sufficiente sapere che il corpo (Yang) e l’anima (Yin) abitano e costituiscono la medesima casa: l’essere umano, in continua evoluzione e trasformazione grazie ai flussi di energia e al continuo scambio d’informazione tra sé e l’ambiente.
Va inoltre ricordato che l’uomo è costituito in gran parte d’acqua, che non a caso è un ottimo conduttore d’energia: il 90% delle sue molecole è costituito d’acqua, e il 70% del suo peso è formato d’acqua. E’ dunque impossibile non riservare un accenno agli studi di Masaru Emoto che nel 1999 pubblica diversi testi sotto il titolo di “I messaggi dell’acqua”. Fra i suoi studi appare particolarmente interessante quello che vede come protagoniste delle semplici piante. Egli, infatti, ha verificato che l’acqua cambia la sua costituzione e struttura in presenza o assenza di risonanze energetiche alle quali essa è esposta. Lo stesso vale per gli esseri viventi, anche vegetali, come le piante appunto, che se influenzate positivamente o negativamente mostrano reazioni diverse o addirittura estreme se ignorate, ossia se private di qualsiasi forma di energia e interazione con la stessa. Si noti che negli esperimenti condotti da Emoto, l’energia più semplicemente può essere anche solo una parola. L’esperimento condotto sui vegetali, infatti, prevedeva che le tre piante ricevessero attenzioni diverse: alla prima veniva dedicata cura e amore con espressioni verbali piacevoli, alla seconda invece era riservato il trattamento contrario, parole aggressive e di forte negatività, mentre alla terza era riservata semplicemente indifferenza. La seconda pianta muore, la terza ancora più velocemente della seconda. Questo denota quanto prima espresso, in altre parole che tutto esiste e che anche le parole e i pensieri costituiscono una forma di energia tale da poter cambiare o influenzare la parte manifesta della realtà. Apparentemente potrebbe sembrare che questo chiuda un cerchio di riflessione; invece, a mio parere, ne apre immense possibilità, non ultima l’idea che ciò che oggi stiamo scoprendo fosse già noto ad antiche saggezze, per questo desidero riportare una poesia sufi d’ineguagliabile dolce intensità.
Sappi che tutto il mondo è uno specchio.
In ogni atomo ci sono cento soli fiammeggianti.
Se fendi il cuore di una goccia d’acqua,
ne emergono cento purissimi oceani.
In un granello di Miglio si cela l’universo tutto è raccolto nel presente e da ogni punto di questo cerchio vengon tratte migliaia di forme.
Ogni punto nella sua rotazione in cerchio
È ora un cerchio, ora una circonferenza che gira.
Mahmud Shabistari-poeta sufi XIII secolo
- Anche la scienza matura oggigiorno una nuova consapevolezza, nonostante la strada da percorrere sia ancora lunga e si possa negare che stiamo entrando in una nuova era di consapevolezza globale e condivisa. Mi sembra opportuno, a questo proposito, citare testualmente le parole del prof Vittorio Marchi, insegnante di Fisica e ricercatore: ”La vita se conosciuta dissolve i conflitti perché elimina la loro causa, la divisione utile agli intermediari. Tra l’uomo e Dio ci sono le religioni, tra conoscenza e vera realtà, scuole e accademie. Tra l’essere umano e il suo corpo medicine e farmaci. Tra individui e collettività, politici e media. Tra spirito e materia il vuoto”. Un vuoto, però, che non può essere banalizzato intendendolo come semplice assenza ma che va inteso, anzi, come espressione di un campo energetico che determina una richiesta di ascolto prima e soddisfacimento poi, se così non fosse il vuoto resterebbe un tremendo intermediario, abile a nutrire paure ataviche, irrazionali, incontrollabili oltre che illusorie, poiché creerebbe l’illusione rinnovata del dualismo, e l’uomo cadrebbe ancora nel tranello mentale dell’Aut-Aut: questo oppure quello, anziché contemplare la possibilità di questo E quello. Solo così si arriva a concepire un vuoto che è pieno, che è ricco, poiché costantemente interconnesso e parte dell’universo. Quest’ultimo è tutto e uno e l’uomo, che è anch’egli tutto e uno ne è l’immagine speculare. Ancora meglio, l’uomo è testimone di sé, degli altri, del divenire, è contemporaneamente colui che osserva e colui che è osservato. E’ testimone nel senso più profondo del termine, come text-mono, ovvero scrittura/testo di uno. Uno come unico, e come universo. Diviene quindi il messaggero e il messaggio stesso. Ciascuno è dunque portatore d’informazioni a più livelli, io stesso scrivendo queste pagine sto diventando portatore d’informazioni e scambiatore di flussi energetici, e voi leggendo entrate in questo flusso, acquisendo informazioni e divenendo a vostra volta portatori d’informazioni. Anche se non condividerete le opinioni circa questa lettura con qualcuno, l’informazione viaggerà comunque, poiché acquisirla, implica già una modificazione, così io mentre scrivo modifico me stesso come portatore d’informazione e così facendo modifico anche la realtà, poiché tutto è energia. Abbiamo già detto, infatti, nel presente capitolo che anche le parole sono energia, ma anche il pensiero stesso è energia, e qualsiasi neurologo può confermarlo in considerazione delle sinapsi o stimolazioni elettriche dell’attività cerebrale. Qui però mi spingo oltre alla semplice visione scientifica dell’analisi della materia, parlo perciò dell’energia delle Forme-Pensiero e dell’egregora. Non è tuttavia possibile comprendere pienamente il legame energetico delle Forme-Pensiero senza prima soffermarci sull’esistenza di diversi Corpi Sottili che costruiscono l’essere umano. Per comprendere a fondo il significato dei corpi sottili dovremo ancora una volta spostarci verso la filosofia orientale, la quale sostiene che il corpo sottile indica il campo di energia composto dai Chakra e dai flussi di energia vitale (Prana). Questi corpi formano i vari strati dell’Aura, legati tra di loro in modo tale che ogni cambiamento a livello fisico si manifesti dapprima nel Corpo Eterico, poi in quello Astrale Emozionale, fino ai successivi Mentale Causale Buddico e Atmico. Viceversa i cambiamenti del Corpo Fisico sono avvertiti come cambiamenti di colore negli strati dell’Aura prima di arrivare agli strati interni del Corpo Fisico. Per farsi un’immagine mentale potrebbe essere utile immaginare una bambola russa Matrioska che contiene una forma dentro l’altra. Nello stesso modo intorno al Corpo Fisico si sovrappongono gli altri corpi per formare l’uomo in tutte le dimensioni. Come spiega il dott. Lacerda de Azevedo nel testo “Spirito e Materia”, i corpi sono suddivisi quindi in:
Fig. 9 Corpi energetici sottili
- FISICO: Il corpo fisico è comparabile a un minerale. Questo corpo minerale fatto di composti chimici è il mezzo attraverso cui qualcosa di fenomenico chiamato vita si manifesta. In realtà, c’è vita in ogni elemento di questi composti chimici, e tutto è vita dentro di noi. Quando i corpi sottili si distaccano con la morte, esso è come pochi istanti prima ma inerte, non cambia. Il corpo fisico è la “tuta spaziale” cosmica che abbiamo in dotazione per vivere su questo pianeta, utile per spostarci e interagire con il piano materiale terrestre.
ETERICO: E’ il primo involucro, uno strato molto sottile, appena più grande del nostro corpo, che vibra a livello doppio di quello fisico. Può spingersi sino a 5 cm dal corpo assumendo un colore che va dall’azzurro chiaro al grigio. L’intensità del suo colore è conferita dalla forza fisica della persona. In quest’aura confluiscono tutte le sensazioni fisiche, la vitalità fisica e le riserve energetiche del corpo. Un’aura eterica forte esprime vigore fisico, vita sessuale e sensuale soddisfacente, appetito corretto, sonno regolare. Il suo tasso vibratorio (o indice di vitalità capitolo IV terza funzione) quando è in condizioni ottimali, si attesta al valore doppio del corpo fisico…
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